L’America chiama, Peccioli risponde:
ecco i progetti di collaborazione in vista
con l’Istituto Italiano di Cultura di New York

Pochi giorni dopo aver ricevuto la visita di una delegazione del New York Institute of Technology, Peccioli ha avuto modo di volgere ancora di più il suo sguardo verso l’America ospitando il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, Fabio Finotti. Un legame, sul filo della cultura, che vuole provare ad aprire un canale internazionale per il borgo pecciolese e che sembra davvero iniziato sotto i migliori auspici.
Una visita importante, perché gli istituti italiani di cultura all’estero sono, a tutti gli effetti, organi periferici del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. In tutto il mondo ce ne sono più di 80, e quello di New York è stato istituito ufficialmente nel 1961. Anche se già dal 1956, con le attività culturali promosse dal Consolato, si possono trovare le sue radici. In origine, collaborò con l’Italian Academy della Columbia University ed ereditò la biblioteca di Charles Paterno. Tra i dirigenti più illustri ci sono stati Furio Colombo, Gioacchino Lanza Tomasi, Claudio Angelini e Renato Miracco. L’istituto ha sede in una palazzina neo-georgiana del 1919 in Park Avenue progettata dal duo W.A. Delano & C.H. Aldrich. Ha giurisdizione sugli stati del New England, di New York e New Jersey.
«Il Direttore dell’Istituto di New York, Fabio Finotti, ha visitato Peccioli, il Comune della Toscana che ha avviato una sperimentazione unica ed esemplare grazie alla visionaria lungimiranza del sindaco Renzo Macelloni – si legge in una nota dell’Istituto di Cultura newyorkese -. A Peccioli la sostenibilità non è più semplicemente riciclo, ma arte. La discarica del Comune è diventata museo e luogo di eventi a cielo aperto. I visitatori sono stati l’anno scorso più di quelli che si sono fermati ad ammirare l’affresco rinascimentale di Benozzo Gozzoli, tanto che per accedere bisogna prenotare la visita».
Quella di Finotti, però, non è stata una semplice visita di piacere. I progetti con l’amministrazione pecciolese stanno già prendendo forma. «Porteremo quest’esperienza a New York – ha detto Finotti direttamente dalla terrazza sospesa del Palazzo Senza Tempo accompagnato da Alessandro Melis, già curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia -. Questo perché Peccioli è l’esempio perfetto della creatività italiana e della sua capacità di valorizzare materie povere, trasformando quasi alchemicamente il piombo in oro. A settembre ci saranno importanti aggiornamenti».
Dopo quella della Biennale di Architettura, dunque, una nuova vetrina internazionale potrebbe aprirsi per Peccioli. Questa volta a New York e in due diverse direttrici. Anche se, quella di un affaccio sull’Atlantico, non è una novità. «Poco più di 20 anni fa fui invitato proprio all’Istituto si Cultura Italiano di New York per presentare un progetto di sviluppo sostenibile che riguardava la Valdera e quello che l’allora direttore dell’istituto definiva il federalismo comunale legato alla collaborazione tra i sei Comuni del Parco Alta Valdera e del fermento progettuale che ne scaturì – racconta il sindaco Macelloni -. Nel giugno 2001, però, il progetto Peccioli era in una sua fase embrionale, anche difficile da comunicare in tutte le sue forme. Ora, invece, siamo nel momento giusto, abbiamo cose da raccontare e provare a far capire all’America. Vogliamo dare il nostro contributo e avviare un rapporto di collaborazione che possa essere proficuo anche per la nostra comunità».

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