XXV APRILE, il sindaco Santi:” La memoria è il nostro futuro, un patto tra generazioni per la libertà e la democrazia che vivono nella nostra Costituzione.”

Grande e sentita partecipazione oggi alle Celebrazioni del 78* anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. La memoria è il nostro futuro, un patto tra generazioni per la libertà e la democrazia che vivono nella nostra Costituzione.

Un grazie a; Ascanio Bernardeschi, Alessandro Faye, Massimiliano Bacchiet
per gli interventi

Di seguito una parte del mio intervento :

Il 25 aprile rappresenta, sicuramente, il simbolo più alto e nobile dell’impegno, della riconoscenza e del sacrificio per la Patria.
Per questo motivo, non dobbiamo dimenticare ciò che è accaduto in quegli anni e dobbiamo ricordare gli orrori del movimento e del regime fascista che, fin dalla sua nascita, ha basato le proprie idee e azioni sull’odio, sulla violenza e sulla soppressione della libertà.

Il giorno della Liberazione dell’Italia dal regime fascista e dall’occupazione nazista significa la necessità di espellere dalla nostra storia la barbarie del totalitarismo che ci ha portato in una sanguinosa guerra e, allo stesso tempo, la volontà di progettare e realizzare una rinascita democratica, avvenuta proprio grazie a uno straordinario movimento collettivo.

Oggi siamo qui a condividere il momento “fondativo” della nostra Italia, la sua rigenerazione dopo un periodo buio e oscuro.
La luce della democrazia, che oggi illumina le nostre vite, non deve mai portarci a dimenticare ciò che è accaduto in quegli anni, ricoperti dagli orrori e dalle barbarie che hanno condotto alla soppressione di ogni forma di libertà e di ogni forma di giustizia.
A tal proposito, Luigi Einaudi, nel giorno del suo insediamento come Presidente della Repubblica nel 1948, davanti al Parlamento italiano, sostenne, in riferimento alla Costituzione della Repubblica italiana: «Essa afferma due principi solenni: conservare della struttura sociale presente tutto ciò e soltanto ciò che è garanzia della libertà della persona umana contro l’onnipotenza dello Stato e la prepotenza privata; e garantire a tutti, qualunque siano i casi fortuiti della nascita, la maggiore uguaglianza possibile nei punti di partenza».
Questo è stato il dono più prezioso, per cui dobbiamo sempre ringraziare quello straordinario movimento collettivo costituito dai partigiani che combatterono accanto ai civili, ai carabinieri, ai militari, agli Alleati per liberare il nostro Paese.

E’ importante, quindi, non dare mai per scontati i diritti di cui godiamo oggi, così faticosamente conquistati e difesi con il sangue.
Li dobbiamo vivere, difendere ed esercitare insieme ai doveri che non devono rimanere solo sulla carta, ma essere interpretati ed esercitati da ogni singolo cittadino ogni giorno.
Questo è il nostro omaggio più vivo e concreto a tutti coloro che ricordiamo qui oggi e che si sono battuti per la Liberazione e per la Libertà.
E la Libertà non può che accompagnarci al pieno riconoscimento dei diritti umani. Non possiamo dimenticare, infatti, che tra i principi fondamentali della nostra Costituzione, all’articolo 2, vi sono proprio i diritti umani.
Come scrive Giorgio La Pira, un padre costituente, era fondamentale, in quel tempo, inserire una specifica menzione dei diritti umani nella Costituzione italiana, evento che avvenne per la prima volta nella storia dell’Occidente. «Alcune Costituzioni recenti», scriveva La Pira nel 1946, «mancano di tale premessa: e ne mancano per la ragione che gli essenziali e tradizionali diritti dell’uomo sono in esse considerati come il presupposto tacito ed ineliminabile di ogni Costituzione. Diverso è il caso per la nuova Costituzione italiana: essa è necessariamente legata alla dura esperienza dello stato “totalitario”, il quale non si limitò a violare questo o quel diritto fondamentale dell’uomo: negò in radice l’esistenza di diritti originari dell’uomo, anteriori allo stato».
Questa frase potrebbe essere la risposta a chi recentemente ha detto che l’antifascismo non è nella Costituzione, l’antifascismo è la Costituzione.
E i diritti umani e la loro negazione, purtroppo, ci riportano anche all’attualità più stretta, all’immane tragedia umana che sta insanguinando il fronte orientale dell’Europa, la contesa tra Russia e Ucraina che dura oramai da oltre un anno. Mi sento di dover affermare qui, solennemente: si avvii una seria trattativa di pace e tacciano le armi. Dire che c’è bisogno di pace, non è retorica, è necessità.

Così come di pace ha bisogno tutto questo nostro mondo. Come ci dice ogni anno, nei suoi rapporti, Amnesty Internazional, sono oltre 180 le guerre e i conflitti che insanguinano il nostro pianeta. Dobbiamo essere testimoni, artefici e attori di pace non solo rispetto a una guerra, ma a tutte le guerre e a tutti i conflitti. La guerra deve essere bandita dalla terra e dalla storia.
Tutto ciò, proprio in memoria dei valori che celebriamo oggi: la violenza e la disuguaglianza che ancora oggi sono presenti a livello planetario sono intollerabili e dimostrano quanto ancora c’è da fare per diffondere e praticare gli ideali della Liberazione.

Anche per questi motivi, ritengo che sia sempre più importante festeggiare il nostro 25 aprile, una data scolpita nella storia, una pietra miliare per tutti, che unisce tutti gli italiani, anche se negli ultime settimane abbiamo assistito a interventi, da parte di alte cariche dello Stato, ministri e parlamentari della maggioranza di governo in carica, tesi a negate vicende storiche fondamentali, infangando la memoria dell’antifascismo e della Resistenza partigiana, provando, così, in maniera surrettizia a legittimare la parte sbagliata della storia.

L’insegnamento della storia è uno soltanto: coltivare la memoria della Resistenza, della lotta partigiana, della Liberazione dalla barbarie e dal totalitarismo nazifascista, contribuendo, in ogni momento, e in particolare in quello che stiamo attraversando, a difendere libertà e uguaglianza, dignità e umanità.

Ecco perché è di fondamentale importanza tornare ad umanizzare la nostra società: questo significa strapparla all’egoismo e, soprattutto, all’indifferenza.
Viviamo, pertanto, questo 25 Aprile come festa per una definitiva e consolidata ripartenza della nostra comunità e un auspicio per una rinascita, civile, economica e sociale di tutto il Paese.
E, naturalmente, per una pace che ci auguriamo trionfi al più presto sugli orrori della guerra, di tutte le guerre.

Viva l’Italia! Viva la Repubblica! Viva la Costituzione!
Viva il 25 aprile, la festa di tutti gli italiani, che amano la libertà e vogliono restare liberi!
Viva il 25 aprile, la festa della riconquistata libertà!

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