Questa nuova produzione del Teatro Belli propone una sorta di spettacolo/concerto dove musica e testo vanno a comporre una drammaturgia sonora di grande impatto.
La musica, creata da Matteo Bottini, rielaborando liberamente arie del ‘600 e del ‘700 per chitarra elettrica e tastiera, costituisce la colonna sonora su cui si esprimono le due interpreti.
Francesca Bianco è Didone, che parla attraverso una composizione tratta da frammenti del IV libro dell’Eneide di Virgilio in parte recitati nell’originale latino e in parte liberamente tradotti da un grande autore come Roberto Lerici, poeta e drammaturgo tra i più importanti del ‘900.
Eleonora Tosto, oltre a dialogare con Didone attraverso il canto, dà voce ad alcuni brani tratti dalla raccolta di Arie Antiche di Alessandro Parisotti. Giganti della musica come Scarlatti, Haendel, Vivaldi, Caldara, Benedetto Marcello ci hanno lasciato alcune arie dalla bellezza struggente. Arie che proprio grazie alla particolarità della rielaborazione sonora acquistano un nuovo significato e una modernità sorprendente.
Passioni e sofferenze così lontane eppure così simili per raccontare il dolore di un abbandono. Un dolore che rimane intatto dopo 2000 anni. Un dolore che ci appartiene e nel quale possiamo riconoscerci.
In questo spettacolo il personaggio di Didone è colto nel momento in cui ha saputo della decisione di Enea, interpretato in voce da Edoardo Siravo, di partire, negando di avere mai fatto alcuna promessa.
“Didone – spiega il regista Carlo Emilio Lerici – come statua dissepolta, reperto affiorato intatto coi suoi frammenti di versi virgiliani, idea della regalità intangibile, e immagine violata e demolita per un’incauta concessione al troppo umano. Didone come Assoluto del sentimento deluso e violenza oltre la ragione, lo stato, il potere, la dignità, e tutto per essere inutilmente persuasiva. Didone come metafora di una separazione più radicale e catastrofica.
In verità nessuno ha mai amato nessuno, se non l’immagine di se stesso, da disegnare e ridisegnare negli occhi altrui, a costo di morire argomentando di città da fondare e di roghi visibili dal mare in cui bruciare per dispetto, o semplicemente morendo, perché necessario.
Ma si prega di leggere solo l’immagine totale, il senso se c’è, è in se stessa, e la ragione è al margine”.