Ospedale: piano piano, lentamente…

Quando si vuole far accettare una cosa all’inizio rifiutata o quantomeno non gradita, si inizia a lavorare, piano piano, lentamente. All’inizio si poteva partorire nella nostra città, poi si comincia a parlare di sicurezza o meglio di insicurezza, e così piano piano, lentamente un piccolo tarlo entra nella testa della gente. “Ma no, state tranquilli…” E intanto la sicurezza nelle nostre teste è venuta un po’ meno. Piano piano, lentamente si iniziano a fissare dei numeri, “sotto i 500 parti non c’è più sicurezza!” 500? Ma perché non 800? S’arriverà a 1000? “Tranquilli non c’è problema, c’è il parto naturale” e piano piano, lentamente i numeri si riducono ancora “e poi dai! Se la pressione massima arteriosa è 132, invece che 130, meglio non rischiare. È meglio, per sicurezza, che tu vada a partorire da un’altra parte!”. Magari sull’ambulanza, per strada o in un parcheggio. “Per il tuo bene!” Sempre per la tua sicurezza. Piano piano, lentamente i numeri calano di nuovo, la discesa continua ma piano piano, lentamente. Alla fine il dott. Damone disse che chiudeva anche il parto naturale perché non era sicuro, salvo poi smentire subito dopo, dicendo che la sicurezza c’era. A Pontedera, che forse si aspettava di incamerare automaticamente i numeri di Volterra, è andata comunque male, perché la maggior parte dei volterrani sceglie altri Ospedali per il parto. Non si è pensato, a Volterra, a mantenere e rilanciare il progetto del parto naturale, dopo i primi tagli, ma si è preferito, con la scusa di una presunta insicurezza, subito abbandonata con imbarazzo, chiudere, non pensando alla sicurezza delle mamme e dei nascituri. “Non vi preoccupate! Tanto potenzieremo il territorio. Due ospedali che lavoreranno in sinergia! Volterra e Pontedera!” E piano piano, lentamente a Volterra non nasce più nessuno.. E la gente si abitua, si assuefà. Milioni di euro spesi per ospedali nei grandi centri, pieni di smog e per tanti fattori di invivibilità, fatti “apposta” per affollare la gente come sardine con attese e code snervanti.. “Ma come, a Volterra non si mettono più i pacemaker?” “No, ma non vi preoccupate, potenzieremo il territorio” e piano piano, lentamente ci si abitua. Ci si addormenta, altrimenti siamo populisti, egoisti, ma è così! Sempre però, piano piano, lentamente, come una candela che si consuma da sola. “Ma come? A Volterra volete abbassare il livello di complessità degli interventi? E se lo fate, come faremo per le urgenze?”
“Non vi preoccupate, vi manderemo centinaia di pazienti per la piccola chirurgia!” Ma che dico, migliaia.. “Piccola chirurgia?” “ Si si piccola chirurgia! Ma saranno tantissimi!” e piano piano, lentamente vorrebbero attaccare anche la chirurgia e l’ortopedia.. E gli interventi di piccola chirurgia intanto non li mandano.. ma tutto piano piano.. lentamente.. “Ma come, basterebbe mantenere il segmento dell’alta intensità di cura, coi letti di terapia intensiva e subintensiva, per risolvere il problema!? Altrimenti se li togliete, poi direte che manca la sicurezza”. “Si ma intanto potenzieremo gli ambulatori, e il territorio!” E piano piano, lentamente. Giocando coi numeri, vorrebbero che fossero i numeri stessi a condannarci.
Menomale he hanno trovato per dieci anni la nostra resistenza, quella della società civile e dell’amministrazione, a contrastare queste volontà. Altrimenti l’Ospedale non ci sarebbe già più da tempo. Il problema è che facendo così, piano piano, lentamente si riduce la nostra capacità di prendere coscienza dell’enorme ingiustizia che ci hanno fatto e che ci vogliono continuare a fare, ci si abitua, ci si addormenta. Ma, piano piano, lentamente non si capisce più che per avere un ospedale di cui discutere, bisogna prima averlo, l’ospedale!
Ma quando si arriva a certi ragionamenti hanno vinto loro. Ce l’hanno fatta! Ma piano piano, lentamente.

Fonte: SOS Volterra

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