Quando ero piccola, andavamo al mare con la 126 verde di mamma. Spesso nei sedili posteriori si stava in tre, perché il posto per un passaggio alle amiche non si negava mai. L’aria condizionata erano i finestrini aperti e la radio i nostri canti a squarciagola. Erano gli anni dei Village People, dei Cugini di campagna e di “Gloria” di Umberto Tozzi. C’era felicità, tanta, insieme al caldo torrido. Nessuno pensava ai danni che avrebbe creato l’ozono né ai malori estivi per le alte temperature! Le giornate da bollino rosso significavano solo una cosa: potevamo fare il bagno più lungo in mare perchè le mani non sarebbero diventate grinzose e le mamme non ci avrebbe chiamato dalla battigia con l’asciugamano aperto!
Non c’erano internet e i cellulari. I gruppi si facevano sotto l’ombrellone, quando l’apertura della borsa frigo, diventava momento di scambio e condivisione di sapori e risate. C’era la frutta fresca della campagna del nonno, il pane e pomodoro e la focaccia del forno del paese. Stesi sui lettini, imparavamo a conoscere le vite l’uno degli altri attraverso racconti lunghi il tempo delle due ore canoniche per la digestione. Poi il bagno del pomeriggio, la partita con i tamburelli e il rientro a casa verso il tramonto, quando il sole non scottava più tanto e tutto sembrava ancora più magico.
L’estate era davvero “la bella stagione” Oggi invece ci stanno togliendo anche quella gioia. Il caldo è diventato killer, l’estate è la stagione dei ricoveri e a noi, figli degli anni ’70 non rimane che spegnere la tv, chiudere gli occhi e ricordare quanto fosse più bella la vita quando avevamo molto meno di oggi!