VOLTERRA – Viaggio di Psiche, da Amore e Psiche di Apuleio, scritto e narrato da Sista Bramini, musica di Giovanna Natalini, prodotto da O Thiasos Teatro Natura, andrà in scena, lunedì 20 luglio alle ore 21:30 sul palco del Festival Internazionale Teatro Romano Volterra – Edizione XVIII.
Il mito di Amore e Psiche, tratto da Amore e Psiche di Apuleio, rivive sul palco del Teatro Romano di Volterra, grazie alla voce e all’”immaginazione” di Sista Bramini che ne rappresenta il percorso trasportando lo spettatore in un’atmosfera di sogno. La più famosa delle fiabe, tratte da Le Metamorfosi, narra le peregrinazioni dell’Anima per riuscire a congiungersi con l’Amore. Ancora oggi questa storia, in cui i significati nascosti ed evidenti si aprono a mille interpretazioni (mistiche, psicoanalitiche, letterarie, esoteriche), affascina il pubblico.
Psiche, per la sua bellezza, è adorata da tutti, ma nessuno entra in una vera relazione d’amore con lei che si sente fredda, triste e sola. La sua immagine idolatrata, sfruttata in vario modo, finisce per sostituire il culto di Afrodite finché la dea decide di punire la stoltezza umana facendo innamorare la ragazza di un mostro… Ha inizio così la tribolata iniziazione di Psiche all’Amore. La ragazza, punita per la sua curiosità e per imparare ad amare, deve spezzare la sua gabbia dorata e sottoporsi a prove che non è in grado di affrontare. Per arrivare all’Amore bisogna passare necessariamente attraverso la paura, la perdita, il coraggio e quindi il cambiamento. È l’evoluzione naturale dell’Anima per arrivare a liberarsi delle sovrastrutture dell’Ego e a concedersi finalmente all’Amore, senza più remore.
Qui la massima errare humanum est, prende un significato nuovo. Solo il coraggio di errare, nel doppio senso di vagare e sbagliare, renderà Psiche compiutamente umana, libera di amare e felice, cioè, secondo il linguaggio mitico, divina. E se gli dei non sono modelli di condotta, possiedono una virtù per noi oggi necessaria: non sono mai tristemente separati dalla natura ma fusi con essa, accolgono gloriosamente la moltitudine dei viventi.
La musica originale di Giovanna Natalini non illustra mai, ma evoca la segreta affinità tra luoghi naturali, per i paesaggi del sentimento e si proietta prima e oltre la distinzione tra tessitura elettronica (immaginale e onirica) e suono naturalistico. In una misterica corrente musicale, si crea, guizza, si posa, snodandosi davanti al pubblico, una narrazione teatrale radicata in un corpo quasi danzante. La musica è parte della narrazione, il controcanto oltre le parole, ispirato alla tradizione liederistica romantica e all’improvvisazione libera.