Sebastiano Tringali protagonista di Tempesta, in scena al Teatro Romano, mercoledì 22 luglio alle ore 21:30

VOLTERRA – Torna al Festival Internazionale Teatro Romano Volterra Sebastiano Tringali protagonista di Tempesta, in scena al Teatro Romano, mercoledì 22 luglio alle ore 21:30 con le danzatrici Carlotta Bruni, Paolo Saribas e Rosa Merlino, coreografia e regia di Aurelio Gatti.

Nello spettacolo, si legge nelle note di regia, “gli spettatori sono coinvolti in una ‘tempesta’ di emozioni e vengono trasportati simbolicamente su quelle ‘carrette del mare’, immersi nel buio, in balia delle onde, dove gli attimi diventano eternità. Memorie di una vita vissuta mai abbastanza, interrotta da una tempesta di ricordi che si mischiano inutilmente alle speranze. Un futuro negato.

Il respiro silente del mare è filo conduttore di quella bufera. La via del mare, della speranza, il nubifragio, la costa che è ancora lontana. La morte.

Ritrovare parallelismi, non lontani, tra poesia con la cronaca e l’attualità, non stupisce: così anche nel viaggio di una grande opera come l’Eneide, si incontra il tema dell’immigrazione: un gruppo di pagani che sfuggono da un’invasione (la guerra dei Greci contro Troia), perpetrata con violenze di ogni genere fino a determinare una vera e propria sostituzione etnica.

L’Eneide inizia con una tempesta: non una qualunque, ma un perfect storm virato sul mito, una bufera in cui tutti i venti a disposizione di un dio concorrono a recare la maggiore devastazione possibile. Quella tempesta rispecchia, in fondo, qualcosa che l’uomo-Enea ha dentro: è l’epifania di un punto di rottura interiore, in cui quel gridare dell’uomo eroe è rivelante. Il mare, la sua vastità, il suo respiro… il suo silenzio. Non più storie di uomini e del mare, ma l’emozione di un mare non più vita, non più incontro o prospettiva.

Un percorso di sola lirica e stupore in cui i ricordi si mescolano con la memoria presente e l’intuizione del tutto. L’attore diventa così il luogo e lo spazio di transito d’infinite vicende… mentre la danza respira; l’immanenza di una vita desiderata e mai più vissuta abbastanza”.

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