
Si è svolto nella sala riunione della Casa della Salute di Donoratico l’incontro dei sindaci della Società della Salute Valli Etrusche presieduta da Sandra Scarpellini. Tra i punti all’ordine del giorno la presentazione del nuovo servizio del cosiddetto “infermiere di famiglia” che dal dicembre scorso è attivo sul territorio delle Valli Etrusche con oltre 60 persone già prese in carico dai 9 operatori.
“Il nuovo modello organizzativo promosso dalla Regione Toscana – spiega Laura Brizzi, direttore della SdS Valli Etrusche presente all’incontro assieme al direttore dello staff dell’Azienda USL Toscana nord ovest, Francesco Bellomo – nasce per avvicinare la risposta sanitaria al domicilio del paziente, in modo da aiutare i cittadini ad accedere in maniera sempre più appropriata ai servizi sanitari e sociosanitari territoriali. Il servizio è condotto in stretta integrazione con il medico di medicina generale e con gli altri professionisti della salute che operano nella rete territoriale. L’infermiere di famiglia e di comunità orienta infatti persone e famiglie nella complessa rete dei servizi territoriali facilitandone l’accesso e la continuità assistenziale. Attualmente gli infermieri impegnati in questo tipo di servizio sono nove e stanno operando sui territori dei Comuni di San Vincenzo, Sassetta, Suvereto, Monteverdi Marittimo, Guardistallo e Campiglia Marittima. Nei prossimi mesi il servizio arriverà a coprire anche Riparbella, Casale Marittimo, Montescudaio, Santa Luce e Castellina Marittima”.
“Ad oggi sono oltre 60 le persone già prese in carico dal servizio in questi primi mesi – dice Chiara Pini, direttrice dell’Assistenza Infermieristica per l’Ambito Livornese accompagnata dal dirigente di prossimità, Roberto Giuliani e da Anna Culicchi, responsabile infermieristica per il territorio delle Valli Etrusche – con grandi risultati. Il nuovo modello assicura non solo appropriatezza clinico-organizzativa, ma porta competenze multidisciplinari principalmente al domicilio dei cittadini nei loro momenti di maggiore fragilità. Il modello, nel rispetto della territorialità e della prossimità, prevede che ad ogni infermiere sia affidato un gruppo di popolazione identificato geograficamente”.
In FOTO Laura Brizzi, direttore della SdS Valli Etrusche.