Paolo Moschi, ricordando San Romolo e compagni 

Poche città possono ancora oggi vantare il fatto di conoscere i propri evangelizzatori. Volterra ha il privilegio non solo di conoscerli, ma pure di possederne i corpi.Si tratta di Santi molto speciali, in quanto siamo agli albori della Chiesa.
Alla fine del I secolo, morto l’Apostolo Pietro, la missione evangelizzatrice si muoveva spedita per tutto il territorio dell’antico Impero Romano. Così pure per la nostra penisola, dove i discepoli si muovevano contro mille difficoltà per portare la buona novella ovunque a partire dalle città. Fu così che alla fine del primo secolo a Volterra giunse San Romolo con i suoi compagni, Carissimo, Dolcissimo e Crescenzio, entrando, secondo la tradizione, dalla Porta all’Arco. Il che non ci fa meraviglia, essendo quella l’antica via per Roma e l’Aurelia.
L’accoglienza non fu certo delle migliori in una Volterra pagana e fedele a Cesare.
Romolo dopo aver pregato e predicato, rimase un periodo per poi lasciare in loco i santi compagni Carissimo e Dolcissimo, i quali andarono ad abitare nelle grotte fuori dalle Mura nella zona dei Borghi. I nostri santi ebbero vita assai difficile, e morirono di percosse, ma lanciarono il seme per la conversione di Volaterrae.
Romolo prosegue per Fiesole, lungo la strada Volterrana – Fiesolana, di cui ancora oggi abbiamo tracce. La divenne il primo Vescovo e lì sarà seppellito.
La Tradizione Fiesolana da sempre lo venera come proto-vescovo e primo evangelizzatore, citando anche la tradizione volterrana, che purtroppo negli ultimi anni è stata un po tralasciata.
Eppure Romolo, possiamo dirlo, fu il primo Vescovo di Volterra, e probabilmente i suoi compagni ne furono i successori.
Ubi episcopus ibi ecclesia, e noi dobbiamo guardare con maggiore ammirazione alle ossa, conservate nella Chiesa di San Giusto, dei nostri santi primi evangelizzatori, Carissimo, Dolcissimo e Crescenzio, compagni di Romolo.
Volterra è una città ricca di storia e tradizioni, talmente ricca che, a volte, fatica a ricordarle tutte. Sarebbe un vero peccato, nonché una grave dimenticanza, non curarci di loro.
Torniamo a scoprire la grandezza della nostra Chiesa Volterrana. Una madre che ha  quasi venti secoli di storia, ma che è sempre giovane.
Paolo Moschi

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