La ciliegina sulla torta di un lavoro di valorizzazione del patrimonio culturale e archeologico del territorio è arrivata il 26 aprile scorso. Quando, a pochi giorni dall’apertura della nuova campagna di scavi a Santa Mustiola, nella frazione di Ghizzano, il Museo Archeologico di Peccioli si è visto riconoscere la “qualifica” di museo di rilevanza nazionale. Un’ulteriore tappa in un percorso di crescita ed evoluzione che va avanti quasi da due decenni ed è confermato dal sempre maggiore interesse sia per il Museo che per l’Area Archeologica. Appassionati di archeologia, ma anche semplici cittadini e turisti, stanno mostrando grande curiosità nei confronti del sito ghizzanese di Colle Mustarola. Un luogo posto su una collinetta al confine tra le province di Pisa e Firenze e lungo una delle strade più importanti visto il collegamento verso Roma. E dal quale, in particolare nelle ultime campagne di scavi, stanno emergendo reperti in grado di raccontare la storia del territorio pecciolese in diverse epoche. Dalla cisterna romana, unica nel suo genere in tutta la Valdera, passando per i segni dell’insediamento dei Longobardi fino alla chiesa, edificata intorno all’anno Mille, poi crollata e le cui pietre potrebbero essere addirittura state saccheggiate e utilizzate dalla popolazione locale in tempi più recenti per costruire alcune delle case di quella che è l’attuale frazione di Ghizzano.
Lo scavo del cimitero, che circonda su tutti i lati dell’edificio della chiesa, testimonia come molti esponenti delle classi sociali agiate avessero scelto questo come loro luogo di sepoltura. Se con la scoperta nel 2014 della cosiddetta “tomba di Isadora” e del suo eccezionale corredo (esposto al Museo Archeologico di Peccioli) potevamo attribuire a una casualità l’aver sepolto una giovane aristocratica nei pressi di una piccola chiesa di campagna, le successive scoperte di altre tombe, altrettanto notevoli, ha definitivamente evidenziato un’azione volontaria nella scelta di questo luogo. E nello scavo di quest’anno, poi, è stata portata alla luce una sepoltura privilegiata, di soli uomini, probabilmente esponenti di più generazioni della stessa famiglia, ospitati all’interno di un cassone in laterizio che presenta una rottura figlia, con tutta probabilità, di un cedimento strutturale. Lo stesso, forse, che potrebbe aver generato il crollo dell’edificio sacro già nel corso delle fasi finali del Medioevo.
Gli effetti di questo crollo sono ancora più evidenti proprio nelle aree indagate con la campagna di scavi 2022. In alcune zone vicine alla chiesa, infatti, sono praticamente scomparse molte delle pietre dei muri e gli archeologi hanno ritrovato soltanto i coppi del tetto. Segnale di un possibile “saccheggiamento” da parte della popolazione locale, anche in anni piuttosto recenti, per costruire a costo quasi zero alcune delle attuali abitazioni di Ghizzano.
Uno degli elementi di maggiore interesse, poi, anche delle visite guidate di questa estate è la cisterna romana in cocciopesto risalente al I secolo d.C. Un unicum nel territorio rurale della Valdera. La struttura, che serviva in epoca romana per approvvigionare di acqua le strutture che dovevano trovarsi ai piedi del colle, venne a perdere progressivamente la sua funzionalità. Diventando, a tutti gli effetti, uno spazio usato dai longobardi come piccola discarica per gli oggetti di uso quotidiano, come pentole, piatti e resti di pasto.
In questa stagione di scavi, messa a dura prova dal caldo anomalo di questa estate, ci sono già state alcune visite guidate coordinate dalla Fondazione Peccioliper. Praticamente sempre sold out, le visite sono state accompagnate, altra novità 2022, dalle esibizioni di musicisti che, grazie a un allestimento unico nel suo genere, hanno suonato in quello che era il “cuore” della chiesa di Santa Mustiola. La prossima è fissata per giovedì 1 settembre e, ne siamo certi, avrà ancora un grande interesse.