L’amministrazione Santi, dopo il flop di Volterra2022 sembra concentrarsi sul piano B: le manutenzioni e le opere pubbliche. Dopo la pedonale di San Lazzero e la scalinata al Gioconovo (fermo da mesi con un cantiere aperto), arriva l’inferriata del Teatro Romano che sta prendendo forma dopo circa un anno e mezzo di stenti. Opere di grande impatto visivo, di cui non mettiamo in discussione l’utilità, ma delle quali vogliamo evidenziare il gusto estetico inappropriato.
Le opere sembrano essere calate dall’alto incuranti del contesto nel quale vengono collocate dimenticando che, oltre alla praticità nell’uso, a Volterra dovrebbe avere senso anche un gusto estetico e architettonico, purtroppo del tutto carente per questa amministrazione. Un particolare non da poco, soprattutto se si ha l’obiettivo di salvaguardare e valorizzare l’esistente e la storia di Volterra. Un gusto che, senza tenere conto minimamente del contesto nel quale si collocano questi interventi, più che valorizzare una città con tremila anni di storia, sembra prendere spunto da località moderne come Segrate Milanese, sicuramente affascinanti ma decisamente diverse da Volterra.
Ci troviamo, così, a San Felice: un affaccio sulla valle con un lampione in mezzo alla vista; al Gioconovo: un mausoleo enorme e confusionario dal quale spuntano luci e materiali di ogni genere; a San Lazzero: un passaggio pedonale con luci sporgenti e pericolose alla radenza del passamano; a Vallebuona: una sbarra luminescente che richiama Star Trek (costata ben 72.000€ e non sempre funzionante); in Piazza XX Settembre: siepi alte ben tre metri senza un motivo; in Via della Pietraia e in Via della Ripetta: una rampa e delle scalette riqualificate in cemento grigio, quando la città predilige i colori caldi simili alla pietra panchina… e molto altro ancora.
A volte non è sufficiente #fare, ma serve metterci la testa, magari interfacciandosi con architetti, progettisti o realizzatori locali che, oltre a #farequantità, ci mettono passione e amore per una città da migliorare senza imbruttirla, come invece stanno facendo con questa visione miope. Attendiamo, così, la realizzazione dell’ultima parte dell’inferriata che, ad oggi, assume più le caratteristiche di una gabbia da zoo, piuttosto che di una recinzione degna del valore del Teatro Romano: uno dei simboli più conosciuti di Volterra.
Per Volterra