In occasione del bimillenario della nascita di Plinio il Vecchio, lo spettacolo rappresenta un viaggio immaginario attraverso le allucinazioni, le speranze, le proiezioni e gli ultimi respiri dell’autore.
Il paesaggio è un luogo astratto, un limbo, un quadro sospeso, una barca da riparo, che diverrà letto di morte, dove prenderanno vita, tra sogno e realtà, gli elementi fuoco, acqua, aria, terra.
Natura est vita oggi, in piena emergenza climatica, diventa una citazione dal sapore quantomeno sarcastico, ed è proprio con questo sentimento che si racconteranno e verranno raccontati gli elementi, dal loro antico splendore, a tratti barocco e sfavillante, all’attuale stato di dissipamento, in un mondo senza sentimenti verso la natura. La terra, l’acqua, il fuoco, l’aria non sono archetipi immobili ma soggetti dinamici che disegnano, sviluppano e tessono una danza dell’emozione suscitando infiniti piani di riflessione. La vicenda di Plinius, uomo curioso, ora con toni grotteschi, ora tragicomici, si presenta come un viaggio d’amore verso la madre terra.
Dalle pagine della Naturalis Historia emergono chiaramente la personalità e lo spirito di Plinio il Vecchio che, come osserva Italo Calvino, è “animato dall’ammirazione per tutto ciò che esiste e dal rispetto per l’infinita diversità dei fenomeni”. Secondo il filosofo naturalista – non a caso – lo scopo dell’essere umano è quello di vivere in armonia con la natura, non cercare di sopraffarla, poiché essa così come ci dona tutto può anche riprenderselo. È soprattutto l’interesse, il desiderio di vedere e studiare da vicino i fenomeni, anche i più piccoli, che fa dell’opera di Plinio materia per il teatro in cui si rappresenta l’uomo che indaga, capace di stupirsi delle infinite singolarità sia umane che naturali, come un complesso da avvicinare e conoscere. La ricerca del vero, il non accontentarsi del verosimile è il sentimento che emerge da Plinio ed esprime il πάθος per l’universo e i suoi misteri.
Per comprendere il modo di pensare e di agire di Plinio il Vecchio non bisogna tanto parlare della sua vita, quanto riferirsi alla sua morte. Nell’ultimo viaggio verso il Vesuvio Plinio ci accompagna, s’affretta proprio là donde gli altri fuggono. Va dritto con il timone verso il pericolo, così privo di paura da dettare e descrivere tutti i fenomeni del flagello che si compiva davanti ai suoi occhi.